
Il Joker di Heath Ledger, che spicca prepotentemente nel “Dark Knight” cinematografico di Christopher Nolan, mi ha colpito come una delle figure più inquietanti mai apparse sul grande schermo, degno erede dei mostri più spaventosi che hanno popolato i miei incubi da post-visione.
Pura malvagità, senza banali fini lucrosi, in una tensione sadiana verso l’assoluto che turba e sconvolge, ma allo stesso tempo affascina. Niente sembra lasciato al caso nella costruzione del personaggio, ed anche il più piccolo particolare esalta l’orrore che rappresenta: gli occhietti folli esaltati da due pozze nere e irregolari di trucco sfatto, il rossetto sopra le raccapriccianti cicatrici che incornicia il ghigno ingiallito, i capelli verdi e filamentosi da gorgone, le movenze da burattino schizofrenico. Ma il vero tocco da maestro è il suono che il Joker emette tra un discorso e l’altro, un sibilo biascicato da serpente che sembra far intuire il piacere anche fisico che il criminale prova quando preannuncia le proprie mostruose intenzioni. Niente a che vedere con il grottesco cicisbeo interpretato da Jack Nicholson nella pellicola del 1989, che ora più che mai appare come un film di Tim Burton, piuttosto che un film su Batman. Il Joker infatti è un concetto, come del resto lo è anche lo stesso Batman, ma rispetto a quest’ultimo appare, paradossalmente, come un concetto più puro, scevro da compromessi e aggiustamenti di qualsivoglia tipo. E le parti migliori del film, secondo me, sono proprio quelle in cui il Joker mette a confronto gli uomini con le loro morali contraddittorie e zoppicanti, fino all’ultima atroce beffa, in cui costringe Batman a violentare la propria coscienza in nome di un bene apparentemente più grande e che avrà invece l’unico risultato di condurre tutti verso il disastro. E del resto, sappiamo tutti che la soluzione buonista trovata dagli sceneggiatori per risolvere il dilemma delle navi cariche di persone sul punto di esplodere (la parte più debole del film), non è altro che un tranquillante oppiaceo per lo spettatore medio.
In conclusione, un ottimo film, forse un po’ troppo lungo (c’è materiale per almeno 2 lungometraggi!) e con diverse incongruenze, ma comunque ben realizzato, oscuro e disturbante, reso indimenticabile dalla recitazione di Ledger.
P.S.: qualcuno sa spiegarmi perché la Planeta DeAgostini non ha colto questa occasione per ristampare “The Killing Joke”, esaurito ormai da anni e vera fonte di ispirazione per Nolan?