lunedì 29 settembre 2008

Verdure indigeste


Negli ultimi tempi, con un paio di esempi clamorosi, il fumetto americano mainstream ha valicato i confini della pagina stampata per confrontarsi con argomenti e sistemi di comunicazione che non gli sono esattamente propri.
Da una parte la Marvel lancia l’ennesimo mega-evento con una campagna di viral-advertising senza precedenti in TV e sul web (guardate qui!), in cui gli alieni mutaforma Skrull rivelano finalmente a tutti di essere presenti da decenni sul nostro pianeta, dissimulando bontà e intenzioni pacifiche. Tutti i lettori di comics sanno in realtà che gli Skrull sono dei fetentoni, e anche se la cosiddetta “Secret Invasion” è ancora in corso, c’è da scommettere che le loro intenzioni saranno tutt’altro che amichevoli. Siamo quasi al livello di delirio ossessivo delle storie pubblicate durante e dopo la guerra, dove però le quinte colonne e i nemici erano più facilmente riconoscibili; qui invece si scopre che anche il nostro prossimo più intimo potrebbe essere un rettilone verde sotto mentite spoglie, in un crescendo di paranoia degno dei migliori (e peggiori) film di fantascienza degli anni ’50.
Da un’altra parte, Erik Larsen esprime la sua preferenza presidenziale per Obama addirittura in copertina, attraverso la sua creatura più famosa, Dragon, l’eroe dalle sembianze di rettile. Strane coincidenze, si potrebbe pensare che anche Dragon è uno Skrull, e quindi che la Marvel appoggia McCain… Io penso che Larsen avrebbe potuto risparmiarsi questa uscita (molto meglio 4 anni fa, in cui lo stesso Dragon partecipò alle elezioni, scazzottando anche George W. Bush nel n° 119), mentre spero che alla Marvel non abbiano reali intenzioni propagandistiche, sebbene stuzzicare la diffidenza anche nei confronti delle persone più vicine sia un po’ il leit-motiv degli ultimi anni (cfr. “Civil War”).
Alla fine, era meglio quando alle elezioni si candidò Orestolo il Papero, almeno non c’era niente da prendere veramente sul serio… SIGH!!!

Nelle immagini, alcuni spunti che avrebbero potuto salvare Pecoraro-Scanio

Prima stella a destra

È sempre difficile rinnovare un mito planetario con 70 anni di storia rimanendo fedeli a tutti i presupposti che lo contraddistinguono, eppure pare proprio che Grant Morrison e Frank Quitely (senza dimenticare l’apporto fondamentale e personalissimo del colorista Jamie Grant) ci siano riusciti. La loro versione di Superman, infatti, riesce a condensare e a far brillare di luce nuova tutti gli elementi che hanno contribuito a costruire la leggenda del Primo Supereroe, aggiornandoli al gusto contemporaneo senza mai tradirli. In particolare, oltre a tutti i comprimari (Krypto compreso!), ritroviamo anche molte delle situazioni più classiche già viste a partire dagli anni ’50, come i superpoteri di Lois o le bizzarrie che vedono protagonista Jimmy Olsen, integrando quindi in questa nuova continuità narrativa anche molte storie immaginarie del passato.
Morrison risulta piacevolmente (e sorprendentemente) misurato nella prosa, mentre Quitely ci regala secondo me il suo capolavoro, ricavando il massimo da quel caratteristico tratto “rugoso”, plastico e sexy, in cui mescola e rielabora tutti i simulacri dei personaggi succedutisi nel corso degli anni: il suo Supes deve qualcosa alla versione animata dei Fleischer, mentre Lois e Luthor somigliano un po’ anche a Kate Bosworth e Kevin Spacey.
In conclusione, questa è secondo me davvero la versione “ultimate” di Superman, anche se di tanto in tanto, tra una vignetta e l’altra, si respira una strana aria un po’ funerea, come se questa sequenza di storie rappresentasse una sorta di epitaffio del personaggio.

Riferimenti: “All-Star Superman Volume 1” (contiene i nn. 1-6), di Grant Morrison (testi), Frank Quitely (disegni) e Jamie Grant (chine e colori digitali), ed. DC Comics, 2008

Nell’immagine di Quitely e Grant una mirabile rivisitazione, in sole 4 vignette, delle origini del mito

sabato 27 settembre 2008

Paul Newman (1925-2008)

Saranno altri più bravi di me a ricordare degnamente questa leggenda del grande schermo.
Io mi limito a pubblicare questo frammento impastato di leggerezza e malinconia, due sensazioni che il suo sorriso mi ha sempre ispirato.
So long, Paul.

domenica 21 settembre 2008

Scostumati

Grazie al cofanetto regalatomi dal mio caro amico (nonché comics-pusher) Roberto, ho potuto vedere finalmente tutta la prima serie di “Heroes”, che avevo (ingiustamente) snobbato alla sua messa in onda a causa della mia idiosincrasia verso la televisione, che ho smesso di guardare dal 2002.
Niente da dire, la serie mi ha preso e mi è piaciuta parecchio, e non avrebbe potuto essere altrimenti, considerando la mia insana passione per i fumetti e per i supereroi in particolare. L’idea di base, mutuata spudoratamente dagli “X-Men”, non è a dire il vero per niente originale, ma è innegabile che le mutazioni genetiche più o meno spontanee rimangono l’espediente meno ridicolo per giustificare la manifestazione di super-poteri. Per il resto, a parte le inevitabili incongruenze tipiche dei prodotti seriali, tutto funziona a meraviglia, e le situazioni classiche delle avventure supereroiche sono sviluppate in modo molto attuale e coinvolgente, a dimostrazione che certi elementi fumettistici sono ormai assurti a veri e propri “tòpoi” mitici moderni.
Vengono riproposte fedelmente anche quelle atmosfere pesanti che da un po’ di tempo sono caratteristiche delle storie di supereroi: senso di oppressione, buio, sangue, morte, distruzione. Insomma, anche gli “Heroes” si prendono parecchio sul serio, e non basta la figura buffonesca di Hiro Nakamura per alleggerire il clima. Non è un caso, infatti, che nella serie siano assenti maschere e costumi colorati, sarebbero stati troppo poco credibili in quel contesto, ed avrebbero finito per stemperare del tutto la tensione da thriller fantastico così mirabilmente costruita.
E tuttavia, io ai costumi rimango affezionato, perché per me continuano a rimanere un elemento imprescindibile delle storie di supereroi, e non solo per la loro valenza iconica e distintiva, quanto piuttosto per la loro capacità di riportare tutto su un piano di dichiarata “non verosimiglianza”, che rappresenta il vero trionfo della fantasia.

Da sottolineare, per concludere, il curioso apporto di alcuni registi di genere ora un po’ dimenticati, come John Badham (“Tuono blu”, “Wargames”, “Corto circuito”) e Jeannot Szwarc (“Lo squalo 2”, “Supergirl”), mentre il creatore di “Heroes”, Tim Kring, ci aveva già provato 20 anni prima con la serie di culto “Misfits of Science”, da noi andata in onda sulle reti private.

Nell’immagine, una giovanissima Courtney Cox ritratta insieme ai suoi primi coinquilini, molto più interessanti degli “Amici” di poi che tutti conosciamo

martedì 2 settembre 2008

Fuck Your Idol

Endurance Racing® ha l’onore ed il piacere di sponsorizzare una nuova, strepitosa iniziativa, “Fuck Your Idol”©, grazie alla quale, con pochi spiccioli, ogni uno di Voi potrà visualizzare il sogno più perverso della sua altrimenti scialba vita sessuale: coitare selvaggiamente con il proprio idolo!!!
Sì, cari amici di Endurance Racing®, è proprio così: un gruppo di professionisti del fumetto e dell’illustrazione (che rimarranno anonimi per ovvi motivi di opportunità) disegnerà con stile dinamico e verosimile il vostro corpicino ansimante che si avvinghia al sembiante carnale di una diva del cinema piuttosto che di un supereroe dei fumetti o di una cariatide della politica!
Realizzare questo sogno è molto semplice, non dovete fare altro che scrivere all’indirizzo e-mail a fianco specificando la posizione dell’amore preferita e l’idolo oggetto delle Vostre fantasie, e allegando al contempo due Vostre foto, un primo piano e una figura intera. I disegni saranno realizzati tutti a colori in formato A4, al costo di soli 499,99 euro!!!

Un vero affare, precipitatevi!!!

Nel disegno di Jim Mooney, una Supergirl zoofila attende l'arrivo di fan generosi